Si possono fare i commenti che si vogliono, si può essere d’accordo in tutto o in parte, ci si può ragionare e sbizzarrire sopra, ma con il suo presepe il Calcinaio vuole sempre provocare e far riflettere per superare il concetto che Natale sia lucine colorate, case di Babbo Natale, Gesù Bambini preconfezionati che hanno il potere di agitare, ma solo per feste, una certa molle sensibilità che ogni tanto ha bisogno di sentirsi “buona”. I problemi di oggi sono tanti e il Natale non viene per nasconderceli ma per spingerci ad essere parte attiva. Ecco perché dietro al Gesù Bambino c’è una foto che ricorda quanti “gesù” bambini lasciamo morire senza troppe lacrime, anzi forse talvolta dicendo che potrebbero restare a casa loro, anche se la loro casa è la Siria, o la Libia. Erode ha paura del Presepe perché in qualche modo pensa che lo minacci. Rispettare le altre fedi non vuol sicuramente dire non credere in quella che abbiamo. Ma domandiamoci: quale è la nostra fede? L’odio verso i migranti sta diventando di casa nelle nostre comunità cristiane. Pilato si lava le mani, all’opposto dell’ “ i care” di Barbiana, e allora, se si rinuncia a impegnarci in prima persona e a difendere quello che il Natale insegna, Dio che si fa uomo, ma uomo povero e bambino, ogni osanna al Natale diventa solo sterile poesia.
Al Santuario del Calcinaio, appena si entra in Chiesa, quest’anno c’è l’albero di natale addobbato con i generi alimentari che servono per le famiglie che la Caritas parrocchiale sostiene. Non ci sono palline e nastri argentati ma l’invito a partecipare al progetto della “Spesa Sospesa”per un Natale più concreto, più vero, quello che si ricorda della solidarietà.